Da vedere tra e San Gervasio

Approfondimento: 
Villa Mazzucchelli a CILIVERGHE
San Giacomo “de Castenedullo” a REZZATO
Il complesso rurale di San Giacomo, di cui restano la chiesetta dedicata al Santo e un cascinale, deriva dal nucleo abitativo sorto attorno all’anno 1000 nei pressi di un ospizio per pellegrini. Nel giro di un secolo all’ospedale fu annessa una chiesa, di modo che i viandanti di passaggio da queste terre potessero trovare non solo un ricovero per la notte ma anche sostegno per lo spirito. Benedetta da papa Pasquale II e quindi consacrata entro il primo decennio del XII secolo, la chiesa di San Giacomo divenne vero e proprio punto di ritrovo sia per le popolazioni locali sia, appunto, per i forestieri. Alla metà del XVI secolo la primitiva struttura di linee romaniche fu profondamente rimaneggiata e l’ingresso all’aula interna fu risolto con l’apposizione di un’elegante tribuna decorata da rilievi, posta in corrispondenza del soprastante coro. Qualche decennio più tardi, Pier Maria Bagnadore (1550-1619) fu incaricato di affrescare l’intera navata con le storie di San Giacomo, che ad oggi rappresentano l’intervento più esteso, a noi noto, del pittore bresciano. Oltre all’intrinseco valore artistico, il ciclo fornisce un imprescindibile indizio per la ricostruzione della vicenda storica della nostra chiesa. Di fatto, fra i vari episodi che illustrano la vicende dell’apostolo Giacomo, ricorre sulla parete a sinistra un riquadro di dubbia interpretazione, poiché vi è rappresentato un miracolo compiuto da Giacomo, e perciò avvenuto quando il veneratissimo apostolo era già defunto. Si tratta del noto miracolo dell’Impiccato, ovvero la storia narrata da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea circa le sorti di un fanciullo che, avviatosi sul cammino per San Giacomo di Compostella insieme ai genitori, fu ingiustamente incriminato per furto e perciò impiccato senza revoca. Nonostante il dolore, i genitori decisero di proseguire il pellegrinaggio e, una volta giunti alla meta, chiesero una grazia a San Giacomo il quale non lasciò senza risposta le loro preghiere: sulla via del ritorno, infatti, i due pellegrini scoprirono che il figlio, seppur ancora legato alla forca, era rimasto vivo. Considerata la ricorrenza di questo popolare episodio nei luoghi di culto che si trovavano sul cammino verso Santiago, si potrebbe perciò concludere che anche la chiesetta campestre di San Giacomo avesse rivestito tale importante ruolo.
CALCINATO
Il borgo si articola fra i dolci pendii di due colline moreniche, in una posizione invidiabile e panoramica. La parte più antica, un tempo vigilata dal castello, si stringe ai piedi di una torre, oggi campanile della settecentesca Parrocchiale di San Vincenzo Diacono Martire. L’imponente costruzione religiosa riporta un prospetto neoclassico di Rodolfo Vantini e all’interno reca affreschi di Paolo Farinati, mentre la pala dell’altare maggiore è di Sante Cattaneo.
La Parrocchiale di Santa Maria a CALCINATELLO
Sin dall’anno 1000 si ha testimonianza in questa località di una chiesa intitolata a Santa Maria; nel corso del Quattrocento alla primitiva struttura fu annesso un convento di Frati Minori, mentre ai secoli XVII e XVIII risalgono i principali interventi di ricostruzione e ampliamento dell’edificio. In particolare in facciata operò l’architetto Soratini, autore dei due rilievi in stucco con San Francesco che riceve le stimmate e un miracolo di Sant’Antonio.
LONATO
La città di Lonato è dominata dal profilo della grandiosa Rocca, derivante da un castello ricetto sorto fra IX e X secolo. La primitiva fortificazione fu risistemata dai Visconti alla fine del XIV secolo, fino ad assumere le dimensioni attuali. Nella prima metà del ‘400, la Rocca passò sotto l’autorità della Repubblica di Venezia e vi restò fino al 1797. Dopo alterne vicende, che portarono alla demolizione di buona parte delle strutture interne, ai primi del ‘900 fu acquistata e restaurata dal senatore lonatese Da Como insieme alla quattrocentesca Casa del Podestà veneto, che si trovava proprio ai piedi della Rocca. Alla sua morte vi fu istituita la Fondazione "Ugo Da Como" attorno alla quale si estende - pressoché intatto - l’antico e suggestivo borgo medievale, dominato dalla Torre civica. La Torre, che ospitava le carceri, fu eretta nell’anno 1555 e dotata di orologio meccanico, sebbene l’attuale meccanismo, ancora perfettamente funzionante, risalga al 1793. Poco distante si apre piazza Martiri della Libertà, sulla quale si affacciano bei palazzi signorili tra cui il seicentesco Palazzo Municipale. Dalla loggia del piano terra si accede alla Sala del Consiglio comunale, ornata dallo splendido telero di Andrea Celesti, commissionato dalla città nel 1684 quale ex-voto per la fine della peste. Vicino alla piazza si erge maestoso il Duomo di San Giovanni Battista, significativo esempio di architettura barocca, costruito nella seconda metà del ‘700 su progetto dell’architetto Paolo Soratini. Al suo interno si ammirano splendidi altari in marmi policromi e pregevoli dipinti di Antonio Balestra, Giambettino Cignaroli e Bernardino Licinio.
Santa Maria del Corlo a LONATO
La chiesa del Corlo sorge al limite settentrionale di Lonato e deriva da una edificio di culto tardogotico realizzato sul finire del XIV secolo. Nel 1505 la struttura fu concessa alla Congregazione dei Disciplini, per volontà dei quali il complesso fu profondamente ristrutturato; nell’ambito di questi lavori il campanile fu sopralzato con l’aggiunta della loggetta sormontata da tiburio ottagonale. Per quanto riguarda il prospetto, invece, si noti la volontà di mantenere l’originaria tensione verticale, che risulta accentuata dalle quattro sottili lesene di cui, le più esterne culminano in svettanti pinnacoli, mentre le più interne paiono sorreggere il piccolo timpano. Nella parte inferiore della facciata, un portale arcuato sormontato da lucernaria introduce nell’interno a navata unica, ove si aprono due cappelle; in quella di sinistra è una pala settecentesca del pittore bresciano Francesco Paglia, mentre vicino al vano di destra si riconosce la Saletta del Sepolcro, commissionata dai Disciplini nel 1593. Nel corso di recenti lavori di restauro alle pareti della chiesa sono emersi stralci di affreschi tardo trecenteschi.
La Fondazione Ugo da Como
La rocca veneziana di Lonato, ai primi del ‘900 fu acquistate dal senatore lonatese Ugo da Como insieme alla quattrocentesca Casa del Podestà veneto, che si trovava proprio ai piedi della Rocca: il restauro dell’intero complesso fu condotto dall’architetto bresciano Antonio Tagliaferri. L’antica Casa del Podestà - oggi sede della “Fondazione Ugo da Como” - divenne dimora estiva del senatore, che la arredò con le sue pregevoli collezioni d’arte e la completò con la straordinaria Biblioteca; considerata la biblioteca privata più importante d’Italia, essa accoglie incunaboli, cinquecentine, codici miniati e più di 50.000 libri.
La Pieve di San Zeno di LONATO
Sorge in posizione sopraelevata, a circa due chilometri dal centro, nel luogo ove era sito l’insediamento di epoca romana, come suggerisce fra l’altro il ritrovamento di interessanti materiali di riuso. La fitta stratificazione delle murature e la varietà dei materiali impiegati consentono di determinare per la chiesa almeno due fasi di costruzione, entrambe databili al XII secolo. L’intera struttura si allinea infatti al gusto romanico, di cui ripropone i caratteri principali: facciata a capanna realizzata in pietre a vista, interno a navata unica culminante in vano absidale che, all’esterno, è percorso da archetti con testine pensili e colonnine con capitelli scolpiti. All’interno si conserva l’immagine della Madonna di Czestochowa, dono di Papa Giovanni Paolo II.
L'Abbazia di Santa Maria Assunta a MAGUZZANO
Lo straordinario complesso benedettino domina un’altura affacciata sui terrazzamenti della campagna circostante. Già esistente nel IX secolo, l’abbazia di Maguzzano fu devastata dagli Ungari nel X secolo e una seconda volta dalle truppe viscontee del Piccinino. Solo a partire dal 1438, allorché fu annessa alle proprietà del monastero di San Benedetto Po in Polirone, Maguzzano attraversò un periodo fiorente di relativa tranquillità. Affidata alla direzione della potente comunità mantovana, l’abbazia vide il ripristino della struttura altomedievale e la costruzione dell’elegante chiesa abbaziale, di linee rinascimentali, con l’arioso chiostro rettangolare. In questo periodo di ritrovata stabilità i monaci vollero abbellire la loro chiesa e affidarono il prestigioso incarico al Moretto, uno dei più raffinati artisti del Rinascimento lombardo. Gli affreschi che si svolgono alle pareti sono probabilmente da assegnarsi alla bottega del pittore bresciano, così l’intervento di alcuni aiuti si riconosce anche nell’esecuzione della pala dell’altare maggiore; e in effetti la grandiosa raffigurazione de “L’Assunzione della Vergine” (1550 circa) mostra nella parte superiore, soprattutto nella figura della Vergine, un certo impaccio. Volgendo lo sguardo al registro inferiore, quello per intenderci del mondo terreno, si dovrà invece convenire che l’ideazione del gruppo degli apostoli, realizzato con effetti di toccante drammaticità, non possa che essere ascritta all’abile mano del maestro.